G. Verdi Nabucco, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Il vero punto di forza di questo Nabucco deve essere individuato nella direzione di Renato Palumbo, capace di cogliere l’irruenza degli spiriti risorgimentali come la solennità rituale della partitura, senza dimenticare di sottolineare con opportuna flessibilità di tempi lo scontro dei caratteri. Un taglio interpretativo allo stesso tempo energico e sensibile esemplarmente assecondato da un’orchestra in ottima forma e dal magnifico coro istruito da Lorenzo Fratini, festeggiatissimo dopo il “Va’ pensiero” tanto da essere costretto a bissarlo.
Giuseppe Rossi, La Nazione
[…] corposa, trascinante, la direzione di Renato Palumbo che guidava con autorevolezza gli impeccabili complessi del Maggio.
Gabriele Rizza, Il Tirreno
Il direttore Renato Palumbo, che bissa il “Va’ , pensiero”, permette all’ orchestra di suonare bene e respirare in sintonia con il canto. La sua idea di questo Verdiè poetica più che battagliera. Adatta al cast schierato in campo
Conductor Roberto Palumbo was notable for his ability to maintain continuity in numbers with contrasting tempo indications. He clearly understands that Nabucco squarely belongs to that choral-religious genre (normally performed during Lent), of which the most illustrious product was Rossini’s Mosè (in all its versions). Whoever conducts Nabucco must aim towards a grandiose, majestic and biblical atmosphere, without worrying about the subpar material (of which there is more than enough) or the fact that often its Rossinian and bel canto imports are not smoothly assimilated. The introduction to the chorus “De’ guerrieri invano il patto” was, for instance, a splendid anticipation of the general tone of an incandescent and kinetic reading of the opera. The chorus “Il maledetto non ha fratelli” presented an excellent series of dynamic alternations. Other memorable moments were the orchestral introduction to Act III (or better Part III) as well as the chorus “E’ l’Assira una regina” (definitely not one of the most inspired moments of the opera) with its extraordinary rhythmic pace. “Va pensiero” had beautiful measured sound dynamics and was a little slower than usual, but this unhurried tempo, obviously a deliberate choice, gave it almost a hypnotic quality, particularly in its uncommonly long last chord, rendered by the excellent Chorus as an otherworldly sound. The audience requested – and was granted – an encore, but this is so common that I would actually be shocked if it did not happen. Early Verdi requires more than a dash of folly and courage from the conductor, and Palumbo delivered it, never conceding a moment of boredom.
Nicola Lischi, www.opera-britannia.com
Resta memorabile l’esecuzione musicale del “Va’ pensiero” in volume assai contenuto e con un finale lunghissimo, come se le note dovessero pian piano, naturalmente, sfaldarsi nel cuore degli spettatori grazie ai tempi dilatati. Bis non solo di prammatica.
Francesco Rapaccioni, www.teatro.org
Affidato alle cure esperte di Renato Palumbo questo Nabucco si avvia senza problemi al successo, contando sul palcoscenico soprattutto sulle ben note qualità di Anna Pirozzi e Leo Nucci. […] Il coro preparato da Lorenzo Fratini, da pochi mesi a Firenze, canta benissimo e sembra pronto a ritornare agli antichi splendori. Lo confermano nell’ampia e controllatissima gamma dinamica richiesta da Palumbo nel “Va’ pensiero”, regolarmente bissato. Il coro di schiavi sembra pulsare, come l’estasi e il dolore della memoria, in una sorta di sospensione scandita dall’identità fra la voce, il suono, la parola e il gesto del concertatore. Il Verdi di Palumbo è come sempre vivido, impetuoso, teatrale, ampio e solenne ove occorra, mobilissimo nelle dinamiche e nell’agogica, sempre attento alla scena e alle esigenze del canto (anche sollecitando variazioni nelle ripresa delle cabalette di Abigaille e Zaccaria), soprattutto in una sala acusticamente particolare come questa.
Roberta Pedrotti, www.apemusicale.com
Dal punto di vista musicale, nulla da eccepire sulla conduzione estremamente precisa di Renato Palumbo che si è impegnato nella lettura della partitura verdiana seguendo un’interpretazione piena di contrasti di tempi e sonorità, di certo più intensa nelle pagine di carattere lirico, come la sopraccitata famosa pagina corale oppure la bella scena del ruolo titolo nell’ultimo atto e la scena della morte di Abigaille. Rimane sempre eccelso il mio giudizio sull’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e sul suo Coro (preparato da Lorenzo Fratini), veri patrimoni artistici cittadini. La qualità del colore orchestrale e vocale che questo ottimo complesso riesce a realizzare è qualcosa di estremamente emozionante, sempre.
Alberto Bartolomeo, www.gbopera.it
G. Verdi Otello, Teatro Massimo di Palermo
La bacchetta di Renato Palumbo rivela ancora una volta l’approfondita conoscenza del repertorio verdiano e compone dinamiche spesso illuminate da raffinati contrasti
Ilaria Grippaudo, www.gbopera.it
Di grande polso ed esperienza, Renato Palumbo è capace di guidare tutti come meglio non si potrebbe (e in Otello, sin dall’uragano iniziale, le difficoltà tecniche oltre che concettuali per la bacchetta sono enormi), cavando un bellissimo suono dalla duttile Orchestra del Teatro Massimo, magnifica in tutti i settori, tranne per qualche scarsa omogeneità tra i contrabbassi nel IV atto.
Giuseppe Guggino, www.apemusicale.com
Affidare la direzione d’orchestra all’esperienza di Renato Palumbo è sicuramente la scelta più sensata e visto i risultati è anche quella che maggiormente aiuta ad arrivare alla fine della recita. Per chi fosse ancora convinto che i direttori non sono fondamentali nell’opera, assicuriamo che in questo caso ci siamo trovati di fronte ad un vero esempio dell’importanza di questo ruolo. Renato Palumbo traghetta l’intera recita con concentrazione e caparbietà fino alla chiusura del sipario, a nostro parere fa un vero miracolo considerando il materiale umano che aveva a disposizione. Musicalmente molto bene, pulito e coinvolgente, regala qualità alla recita sfruttando più possibile l’orchestra del Teatro Massimo, in pieno rispetto della partitura verdiana, mostra al pubblico una prova convincente, ricca di sfumature, movimenta e colma le mille lacune del palco.
Sabino Lenoci, L’opera
Il successo del nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro San Carlo di Napoli, è in gran parte dovuto alla direzione d’orchestra di Renato Palumbo, frutto di un grande lavoro interpretativo.
www.ilsitodipalermo.it
G. Puccini Tosca, Teatro Regio di Torino
È godibile la Tosca messa in scena dal Regio di Torino. Puccini investe il dramma verista tratto da Sardou con uno spolvero sinfonico di altissima classe. Ma ci vuole un direttore che sappia renderne lo scintillio. È quello che ha fatto Renato Palumbo, guidando l’Orchestra del Regio con una pulizia, nettezza e trasparenza non comuni. Il primo atto è risultato, così, una fantasmagoria di colori, il secondo incalzante nel ritmo, il terzo valorizzato nella sua radiosità melodica. Tutto appariva assai fine, ben cesellato nei particolari, ma unitario nel ritmo. Va al direttore, come sempre, gran parte del merito nell’esecuzione di un’opera teatrale.
Paolo Gallarati, La stampa