Press Reviews 2001>2005

G.Verdi LA TRAVIATA, Firenze, Teatro Comunale
november 2005

Di profonda natura operistica è invece un direttore come Renato Palumbo, uno dei pochi eredi dell’arte dei grandi maestri del passato, che facevano quadrare i conti non solo con l’orchestra ma anche con le necessità del palcoscenico e con il respiro del canto. Di questo giovane direttore colpisce la felicità del fraseggio e l’attenta ricerca dinamica, che anche in un’opera così sfruttata riescono a dire qualcosa di nuovo e suggestivo, lasciando una cifra sicuramente personale. Una Traviata, quella di Palumbo, particolarmente attenta a privilegiare il versante sentimentale e lirico della partitura più di quello febbrile e tragico, con grande affettuosità ma anche la dovuta incisività nei momenti più drammatici. Molto bene gli ha risposto l’Orchestra e del Maggio e bene il Coro preparato da Piero Monti.
Davide Annachini, l’Opera, december 2005

G.Rossini BIANCA E FALLIERO, Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2005

Eccellente la direzione di Renato Palumbo, ancora una volta interprete luminoso e risolutivo di una partitura tutt’altro che omogenea come questa, a cui la lettura è sembrata garantire tenuta e coerenza, ottenendo peraltro ottima risposta dall’Orquesta Sinfonica de Galicia, che l’anno scorso non si era certo coperta di gloria.
Davide Annachini, l’Opera, september 2005

G.Verdi UN BALLO IN MASCHERA, Trieste, Teatro Verdi
january 2005

… la lettura problematica ma in qualche modo elettrizzante che dell’opera offre Renato Palumbo, il quale con gesto chiaro lavora di bulino sull’orchestra e ne trae, grazie a un eccellente lavoro di concertazione e una scelta dei tempi incalzante, giochi di contrasti cui non eravamo abituati, chiaroscuri inusitati, giochi di contrasti spesso disattesi, cogliendo perfettamente di quest’opera bifronte sia gli aspetti giocosi che il nucleo doloroso e talvolta misterioso che ne è l’aspetto fondante. […] l’abilità di Palumbo consente a tutti di esprimersi al meglio.
Rino Alessi, L’opera february 2005

G.Rossini ELISABETTA, REGINA D’INGHILTERRA
Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2004

[…] Renato Palumbo, che ancora una volta ha confermato la sua superiorità direttoriale nel sostenere la splendida opera rossiniana con aplomb impeccabile, tanto nelle luminose sonorità quanto nella perfetta tenuta drammaturgica, ottenendo il meglio dal palcoscenico […] e dall’Orchestra del Comunale di Bologna
Davide Annachini, l’Opera september 2004

La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano.
Mauro Mariani, Il giornale della musica

H.Marschner HANS HEILING, Cagliari, Teatro Lirico, april 2004

Renato Palumbo, alla testa dell’Orchestra del Teatro Lirico in stato di grazia, si è confermato eccellente musicista, valorizzando tutto quanto c’era da valorizzare in una partitura di per sé non eccelsa, attentissimo al rapporto con il palcoscenico e agli equilibri sonori, alternando sfumate trasparenze a robuste e giustificate accensioni, non evitando di lasciarsi andare con intelligenza al gioco sottile ed evanescente delle garbate e spesso ingenue melodie di Marshner
Nicola Salmoiraghi, l’Opera, may 2004

La direzione di Renato Palumbo, ben coadiuvato dai complessi del Teatro Lirico cagliaritano, ha messo in risalto il “sinfonismo” che percorre e unifica tutta la partitura, non prigioniera del consueto schema aria-recitativo e caratterizzata da una ricchissima tavolozza timbrica.
Antonio Truddu Il giornale della musica

V.Bellini BEATRICE DI TENDA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, march 2004

Renato Palumbo sa unire vigore narrativo a estasi lirica, cogliendo i poli verso cui tende il modernissimo ma ahimè troppo breve teatro belliniano… […] insomma, una gran serata.
Elvio Giudici, Diario, april 16 2004

Renato Palumbo, come già nella donizettiana Lucrezia Borgia, a confermato, sul podio della trasparente e luminossissima compagine scaligera, di essere interprete eccellente del nostro repertorio belcantistico. Ha accompagnato le impalpabili arcate delle melodie belliniane ( e Beatrice, opera forse di livello discontinuo, ne possiede comunque di bellissime) con trasporto romantico, ricavando suggestivi colori pastello in orchestra, respirando letteralmente con i cantanti e lasciando che la distesa, quieta, malinconica eco del magico ruscello d’ispirazione del grande Catanese si trasformasse nel fiume in piena, ardente di passione e di lacerante abbandono, dei concertati e dei momenti più drammatici. Davvero una prova maiuscola. Nicola Salmoiraghi, L’opera april 2004

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Bologna, Teatro Comunale, february 2004

È importante quanto difficile, dunque, che l’esecuzione sappia valorizzare appieno lo Chénier come è avvenuto a Bologna in una produzione che poteva vantare, oltre agli ottimi Dessì e Gazale sulla scena, la preziosa concertazione di Renato Palumbo, moderna, equilibrata, ma anche teatralissima e coinvolgente. Basti pensare a come stacca la gavotta del primo atto, livida immagine d’una classe immota e insensibile, o all’opposto l’abbandono malioso di Come un bel dì di maggio: segue il canto e fa cantare l’orchestra, sempre perfettamente calibrata, ma pure vigorosa laddove il dramma lo richieda. Una lettura lucidamente controllata, emozionante e schiettamente teatrale proprio nel suo rifuggire i facili effetti, concentrandosi piuttosto sulla verità significante della partitura, dipanata con gesto limpido e fluido, giocando con i contrasti senza esasperarli.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica, march 2004

G.Rossini ADINA, Pesaro, Rossini Opera Festiva, august 2003

Ma soprattutto la componente musicale ha brillato, a cominciare dalla luminosa e variegata direzione di Renato Palumbo.
Davide Annachini, L’opera, september 2003

Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l’avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana.
Mauro Mariani, il giornale della musica

G.Verdi I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Parma, Teatro Regio, may 2003

In gran forma l’orchestra (con il bravissimo Michelangelo Mazza primo violino), guidata da Renato Palumbo, giustamente apprezzato come uno dei migliori concertatori della nuova generazione. Attento al canto, alle dinamiche ed al fraseggio delle voci come dell’orchestra, ci restituisce un Verdi intenso, vigoroso, drammaticamente teso, eppure lirico e sfumato, sempre emozionante. Trionfo finale per tutti gli interpreti, con acclamazioni entusiastiche per Pertusi, Palumbo, il coro, la Rezza e Mazza, osannato dopo l’assolo del terzo atto.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica june 2003

G.Puccini, LA BOHÈME, Cagliari, Teatro Lirico, march 2003

De la dirección de Renato Palumbo, joven maestro en alza entre los de la ‘nueva ola’ italiana, hay que decir que fue efectivo y que llevó el coro (como siempre magnífico bajo las ordenes de su mentor Paolo Vero) y la más que loable orquesta cagliaritana a excelentes resultados, sin perder el control del escenario, ni siquiera en la complicadísima concertación del segundo acto.
Horacio Castiglione, Mundoclasico, 25 march 2003

G.Verdi OTELLO, Cagliari, Teatro Lirico, february 2003

Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l’omogeneità degli insiemi. Chicca dell’edizione cagliaritana di Otello è stata l’esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione.
Gianluigi Mettietti, il giornale della musica

G.Puccini MADAMA BUTTERFLY, Palermo, Teatro Massimo, october 2002

In quest’ottica anche la resa strumentale, con Renato Palumbo a dare costante rilievo all’orchestra, ha seguito questo itinerario dalla forti tinte, con una mobilità che conquistava primi piani insoliti, con colori “americani” dopo il rito o toni piuttosto duri per lo zio Bonzo e una vivacità che se non evocava coinvolgenti liricità riusciva a rendere le tempeste del cuore anche con punte segmentate e aguzze che suggerivano un’idea di crudeltà
Sara Patera, L’opera, dicembre 2002

G.Donizetti LUCREZIA BORGIA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, october 2002

…al Maestro Palumbo, il quale è un tale conoscitore del canto e, così giovane, un tale esperto dell’arte che gli sciocchi chiamano dell’accompagnare, da aver messo ciascuno nelle condizioni ideali per dare il meglio . Con un gesto e una sensibilità che fanno pensare a un Thomas Schippers rinato, egli dà una lezione d’equilibrio interpretativo per la perfezione dei rapporti, di tempo, di volume, di timbri, ottenuti; la delicatezza della concezione e della rifinitura trova un confine solo nel temperamento drammatico, a volte di mercuriale drammaticità , di che tutta l’opera vive. Palumbo ha a sua disposizione uno strumento incomparabile come l’orchestra della Scala: se ne rende conto, ottiene meraviglie solistiche dagli strumentini e dalla prima tromba, perfezione dai corni, bel suono, vivacità balzante e canto dagli archi. Che gioia poter dire questo di un direttore italiano.
Paolo Isotta, Il corriere della sera

Renato Palumbo, sul podio dell’Orchestra scaligera in ottima forma, ha fornito un’eccellente lettura dell’opera donizettiana (un capolavoro assoluto della produzione “seria” del Bergamasco); Palumbo ne ha sbalzato tutta l’evidenza drammatica, sapendo però abbandonarsi con passione agli squarci lirici e sottolineando con finezza le sfumature e, soprattutto, il colore; quell’inconfondibile color di tenebra che stende la sua romantica ombra inquieta su Lucrezia. […] Una memorabile serata di teatro, musica e canto.
Nicola Salmoiraghi, L’opera, october 2002

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Festival di Santander
august 2002

El otro gran triunfador de la noche fue Renato Palumbo, el director musical: Su batuta ensambló y concertó perfectamente a la orquesta, coro y solistas. Su profundo conocimiento de esta obra estuvo constantemente a disposición del impresionante melodismo de la partitura de Giordano, consiguiendo extraer de la orquesta pasajes bellísimos de sensible y magnífico sonido.
Roberto Blanco, Mundoclasico, 22 agosto 2002

G.Meyerbeer LES HUGUENOTS, Festival di Martina Franca, august 2002

Palumbo che ha diretto come un leone, dando eccellente risalto alla sterminata partitura, segnalandosi per l’equilibrio tra orchestra e palcoscenico, per la pulizia delle scene d’insieme, i dettagli dello strumentale, senza che la cura per il funzionamento del complicato strumento ad orologeria gli impedisse di cercare e trovare una chiave di lettura. Palumbo disegna degli Huguenots incalzanti e molto teatrali.
Giancarlo Landini, L’opera september 2002

…il direttore Renato Palumbo ha governato la gigantesca partitura con esiti eccellenti. Meyerbeer è un maestro del colore, ed ecco l’orchestra Internazionale d’Italia sollecitata a suonare col gusto del timbro pittoresco e colorito: gli assoli di viola o di fagotto, le frastagliature del flauto o le saette dell’ottavino sbucavano da un contesto orchestrale che dà contemporaneamente la mano a Rossini e Berlioz. Meyerbeer è un maestro nell’invenzione ritmica: e Palumbo non perdeva occasione per giocare di scatti, frastagliature, dolci beccheggi e entusiastiche galoppate.
Paolo Gallarati

J.Offenbach LES CONTES D’HOFFMANN
Roma, Teatro dell’Opera, march 2002

Faceva da perfetto contraltare a questa messa in scena l’altrettanto riuscita concertazione di Renato Palumbo, che metteva in evidenza la contaminazione tra gli stili del grand-opéra, dell’opéra-comique e dell’opéra-bouffe ma sapeva anche trovare la coerenza di un’opera in cui altre volte si erano avvertiti fastidiosamente sbalzi e lacune.
Mauro Mariani, il giornale della musica

Ma l’esecuzione non sarebbe riuscita così brillante senza la bacchetta di Renato Palumbo che ha guidato l’orchestra con la trasparenza, lo spirito e l’elasticità necessarie per mettere in rilievo i pregi di una partitura scritta da un maestro dell’orchestrazione, che crea un suono tutto suo, sempre scintillante e mordente. Al flusso iridescente degli strumenti, Palumbo ha amalgamato le voci soliste e l’ottimo coro diretto da Andrea Giorgi, senza sbagliare una virgola.
Paolo Gallarati

Palumbo, sempre attento sia alle grandi espansioni orchestrali che richiedono slancio, sia alle sortite ineffabili di un clarinetto o di un flauto, di un oboe o di un violino, ha stabilito il giusto contrasto fra l’esuberanza e la tenerezza che rinviava a un altro contrasto, quello fra la freschezza della partitura e il suo progressivo trascolorare dall’ironia al dramma.
Virgilio Celletti

G.Verdi, NABUCCO, Cagliari, Teatro Lirico, march 2001

E Renato Palumbo si dimostra direttore di solida preparazione: non c’ è un tempo o un fraseggio sul quale non siamo d’ accordo.
Michelangelo Zurletti, La repubblica, march, 26, 2001

G.Verdi LA TRAVIATA, Firenze, Teatro Comunale
november 2005

Di profonda natura operistica è invece un direttore come Renato Palumbo, uno dei pochi eredi dell’arte dei grandi maestri del passato, che facevano quadrare i conti non solo con l’orchestra ma anche con le necessità del palcoscenico e con il respiro del canto. Di questo giovane direttore colpisce la felicità del fraseggio e l’attenta ricerca dinamica, che anche in un’opera così sfruttata riescono a dire qualcosa di nuovo e suggestivo, lasciando una cifra sicuramente personale. Una Traviata, quella di Palumbo, particolarmente attenta a privilegiare il versante sentimentale e lirico della partitura più di quello febbrile e tragico, con grande affettuosità ma anche la dovuta incisività nei momenti più drammatici. Molto bene gli ha risposto l’Orchestra e del Maggio e bene il Coro preparato da Piero Monti.
Davide Annachini, l’Opera, december 2005

G.Rossini BIANCA E FALLIERO, Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2005

Eccellente la direzione di Renato Palumbo, ancora una volta interprete luminoso e risolutivo di una partitura tutt’altro che omogenea come questa, a cui la lettura è sembrata garantire tenuta e coerenza, ottenendo peraltro ottima risposta dall’Orquesta Sinfonica de Galicia, che l’anno scorso non si era certo coperta di gloria.
Davide Annachini, l’Opera, september 2005

G.Verdi UN BALLO IN MASCHERA, Trieste, Teatro Verdi
january 2005

… la lettura problematica ma in qualche modo elettrizzante che dell’opera offre Renato Palumbo, il quale con gesto chiaro lavora di bulino sull’orchestra e ne trae, grazie a un eccellente lavoro di concertazione e una scelta dei tempi incalzante, giochi di contrasti cui non eravamo abituati, chiaroscuri inusitati, giochi di contrasti spesso disattesi, cogliendo perfettamente di quest’opera bifronte sia gli aspetti giocosi che il nucleo doloroso e talvolta misterioso che ne è l’aspetto fondante. […] l’abilità di Palumbo consente a tutti di esprimersi al meglio.
Rino Alessi, L’opera february 2005

G.Rossini ELISABETTA, REGINA D’INGHILTERRA
Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2004

[…] Renato Palumbo, che ancora una volta ha confermato la sua superiorità direttoriale nel sostenere la splendida opera rossiniana con aplomb impeccabile, tanto nelle luminose sonorità quanto nella perfetta tenuta drammaturgica, ottenendo il meglio dal palcoscenico […] e dall’Orchestra del Comunale di Bologna
Davide Annachini, l’Opera september 2004

La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano.
Mauro Mariani, Il giornale della musica

H.Marschner HANS HEILING, Cagliari, Teatro Lirico, april 2004

Renato Palumbo, alla testa dell’Orchestra del Teatro Lirico in stato di grazia, si è confermato eccellente musicista, valorizzando tutto quanto c’era da valorizzare in una partitura di per sé non eccelsa, attentissimo al rapporto con il palcoscenico e agli equilibri sonori, alternando sfumate trasparenze a robuste e giustificate accensioni, non evitando di lasciarsi andare con intelligenza al gioco sottile ed evanescente delle garbate e spesso ingenue melodie di Marshner
Nicola Salmoiraghi, l’Opera, may 2004

La direzione di Renato Palumbo, ben coadiuvato dai complessi del Teatro Lirico cagliaritano, ha messo in risalto il “sinfonismo” che percorre e unifica tutta la partitura, non prigioniera del consueto schema aria-recitativo e caratterizzata da una ricchissima tavolozza timbrica.
Antonio Truddu Il giornale della musica

V.Bellini BEATRICE DI TENDA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, march 2004

Renato Palumbo sa unire vigore narrativo a estasi lirica, cogliendo i poli verso cui tende il modernissimo ma ahimè troppo breve teatro belliniano… […] insomma, una gran serata.
Elvio Giudici, Diario, april 16 2004

Renato Palumbo, come già nella donizettiana Lucrezia Borgia, a confermato, sul podio della trasparente e luminossissima compagine scaligera, di essere interprete eccellente del nostro repertorio belcantistico. Ha accompagnato le impalpabili arcate delle melodie belliniane ( e Beatrice, opera forse di livello discontinuo, ne possiede comunque di bellissime) con trasporto romantico, ricavando suggestivi colori pastello in orchestra, respirando letteralmente con i cantanti e lasciando che la distesa, quieta, malinconica eco del magico ruscello d’ispirazione del grande Catanese si trasformasse nel fiume in piena, ardente di passione e di lacerante abbandono, dei concertati e dei momenti più drammatici. Davvero una prova maiuscola. Nicola Salmoiraghi, L’opera april 2004

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Bologna, Teatro Comunale, february 2004

È importante quanto difficile, dunque, che l’esecuzione sappia valorizzare appieno lo Chénier come è avvenuto a Bologna in una produzione che poteva vantare, oltre agli ottimi Dessì e Gazale sulla scena, la preziosa concertazione di Renato Palumbo, moderna, equilibrata, ma anche teatralissima e coinvolgente. Basti pensare a come stacca la gavotta del primo atto, livida immagine d’una classe immota e insensibile, o all’opposto l’abbandono malioso di Come un bel dì di maggio: segue il canto e fa cantare l’orchestra, sempre perfettamente calibrata, ma pure vigorosa laddove il dramma lo richieda. Una lettura lucidamente controllata, emozionante e schiettamente teatrale proprio nel suo rifuggire i facili effetti, concentrandosi piuttosto sulla verità significante della partitura, dipanata con gesto limpido e fluido, giocando con i contrasti senza esasperarli.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica, march 2004

G.Rossini ADINA, Pesaro, Rossini Opera Festiva, august 2003

Ma soprattutto la componente musicale ha brillato, a cominciare dalla luminosa e variegata direzione di Renato Palumbo.
Davide Annachini, L’opera, september 2003

Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l’avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana.
Mauro Mariani, il giornale della musica

G.Verdi I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Parma, Teatro Regio, may 2003

In gran forma l’orchestra (con il bravissimo Michelangelo Mazza primo violino), guidata da Renato Palumbo, giustamente apprezzato come uno dei migliori concertatori della nuova generazione. Attento al canto, alle dinamiche ed al fraseggio delle voci come dell’orchestra, ci restituisce un Verdi intenso, vigoroso, drammaticamente teso, eppure lirico e sfumato, sempre emozionante. Trionfo finale per tutti gli interpreti, con acclamazioni entusiastiche per Pertusi, Palumbo, il coro, la Rezza e Mazza, osannato dopo l’assolo del terzo atto.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica june 2003

G.Puccini, LA BOHÈME, Cagliari, Teatro Lirico, march 2003

De la dirección de Renato Palumbo, joven maestro en alza entre los de la ‘nueva ola’ italiana, hay que decir que fue efectivo y que llevó el coro (como siempre magnífico bajo las ordenes de su mentor Paolo Vero) y la más que loable orquesta cagliaritana a excelentes resultados, sin perder el control del escenario, ni siquiera en la complicadísima concertación del segundo acto.
Horacio Castiglione, Mundoclasico, 25 march 2003

G.Verdi OTELLO, Cagliari, Teatro Lirico, february 2003

Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l’omogeneità degli insiemi. Chicca dell’edizione cagliaritana di Otello è stata l’esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione.
Gianluigi Mettietti, il giornale della musica

G.Puccini MADAMA BUTTERFLY, Palermo, Teatro Massimo, october 2002

In quest’ottica anche la resa strumentale, con Renato Palumbo a dare costante rilievo all’orchestra, ha seguito questo itinerario dalla forti tinte, con una mobilità che conquistava primi piani insoliti, con colori “americani” dopo il rito o toni piuttosto duri per lo zio Bonzo e una vivacità che se non evocava coinvolgenti liricità riusciva a rendere le tempeste del cuore anche con punte segmentate e aguzze che suggerivano un’idea di crudeltà
Sara Patera, L’opera, dicembre 2002

G.Donizetti LUCREZIA BORGIA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, october 2002

…al Maestro Palumbo, il quale è un tale conoscitore del canto e, così giovane, un tale esperto dell’arte che gli sciocchi chiamano dell’accompagnare, da aver messo ciascuno nelle condizioni ideali per dare il meglio . Con un gesto e una sensibilità che fanno pensare a un Thomas Schippers rinato, egli dà una lezione d’equilibrio interpretativo per la perfezione dei rapporti, di tempo, di volume, di timbri, ottenuti; la delicatezza della concezione e della rifinitura trova un confine solo nel temperamento drammatico, a volte di mercuriale drammaticità , di che tutta l’opera vive. Palumbo ha a sua disposizione uno strumento incomparabile come l’orchestra della Scala: se ne rende conto, ottiene meraviglie solistiche dagli strumentini e dalla prima tromba, perfezione dai corni, bel suono, vivacità balzante e canto dagli archi. Che gioia poter dire questo di un direttore italiano.
Paolo Isotta, Il corriere della sera

Renato Palumbo, sul podio dell’Orchestra scaligera in ottima forma, ha fornito un’eccellente lettura dell’opera donizettiana (un capolavoro assoluto della produzione “seria” del Bergamasco); Palumbo ne ha sbalzato tutta l’evidenza drammatica, sapendo però abbandonarsi con passione agli squarci lirici e sottolineando con finezza le sfumature e, soprattutto, il colore; quell’inconfondibile color di tenebra che stende la sua romantica ombra inquieta su Lucrezia. […] Una memorabile serata di teatro, musica e canto.
Nicola Salmoiraghi, L’opera, october 2002

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Festival di Santander
august 2002

El otro gran triunfador de la noche fue Renato Palumbo, el director musical: Su batuta ensambló y concertó perfectamente a la orquesta, coro y solistas. Su profundo conocimiento de esta obra estuvo constantemente a disposición del impresionante melodismo de la partitura de Giordano, consiguiendo extraer de la orquesta pasajes bellísimos de sensible y magnífico sonido.
Roberto Blanco, Mundoclasico, 22 agosto 2002

G.Meyerbeer LES HUGUENOTS, Festival di Martina Franca, august 2002

Palumbo che ha diretto come un leone, dando eccellente risalto alla sterminata partitura, segnalandosi per l’equilibrio tra orchestra e palcoscenico, per la pulizia delle scene d’insieme, i dettagli dello strumentale, senza che la cura per il funzionamento del complicato strumento ad orologeria gli impedisse di cercare e trovare una chiave di lettura. Palumbo disegna degli Huguenots incalzanti e molto teatrali.
Giancarlo Landini, L’opera september 2002

…il direttore Renato Palumbo ha governato la gigantesca partitura con esiti eccellenti. Meyerbeer è un maestro del colore, ed ecco l’orchestra Internazionale d’Italia sollecitata a suonare col gusto del timbro pittoresco e colorito: gli assoli di viola o di fagotto, le frastagliature del flauto o le saette dell’ottavino sbucavano da un contesto orchestrale che dà contemporaneamente la mano a Rossini e Berlioz. Meyerbeer è un maestro nell’invenzione ritmica: e Palumbo non perdeva occasione per giocare di scatti, frastagliature, dolci beccheggi e entusiastiche galoppate.
Paolo Gallarati

J.Offenbach LES CONTES D’HOFFMANN
Roma, Teatro dell’Opera, march 2002

Faceva da perfetto contraltare a questa messa in scena l’altrettanto riuscita concertazione di Renato Palumbo, che metteva in evidenza la contaminazione tra gli stili del grand-opéra, dell’opéra-comique e dell’opéra-bouffe ma sapeva anche trovare la coerenza di un’opera in cui altre volte si erano avvertiti fastidiosamente sbalzi e lacune.
Mauro Mariani, il giornale della musica

Ma l’esecuzione non sarebbe riuscita così brillante senza la bacchetta di Renato Palumbo che ha guidato l’orchestra con la trasparenza, lo spirito e l’elasticità necessarie per mettere in rilievo i pregi di una partitura scritta da un maestro dell’orchestrazione, che crea un suono tutto suo, sempre scintillante e mordente. Al flusso iridescente degli strumenti, Palumbo ha amalgamato le voci soliste e l’ottimo coro diretto da Andrea Giorgi, senza sbagliare una virgola.
Paolo Gallarati

Palumbo, sempre attento sia alle grandi espansioni orchestrali che richiedono slancio, sia alle sortite ineffabili di un clarinetto o di un flauto, di un oboe o di un violino, ha stabilito il giusto contrasto fra l’esuberanza e la tenerezza che rinviava a un altro contrasto, quello fra la freschezza della partitura e il suo progressivo trascolorare dall’ironia al dramma.
Virgilio Celletti

G.Verdi, NABUCCO, Cagliari, Teatro Lirico, march 2001

E Renato Palumbo si dimostra direttore di solida preparazione: non c’ è un tempo o un fraseggio sul quale non siamo d’ accordo.
Michelangelo Zurletti, La repubblica, march, 26, 2001

G.Verdi LA TRAVIATA, Firenze, Teatro Comunale
november 2005

Di profonda natura operistica è invece un direttore come Renato Palumbo, uno dei pochi eredi dell’arte dei grandi maestri del passato, che facevano quadrare i conti non solo con l’orchestra ma anche con le necessità del palcoscenico e con il respiro del canto. Di questo giovane direttore colpisce la felicità del fraseggio e l’attenta ricerca dinamica, che anche in un’opera così sfruttata riescono a dire qualcosa di nuovo e suggestivo, lasciando una cifra sicuramente personale. Una Traviata, quella di Palumbo, particolarmente attenta a privilegiare il versante sentimentale e lirico della partitura più di quello febbrile e tragico, con grande affettuosità ma anche la dovuta incisività nei momenti più drammatici. Molto bene gli ha risposto l’Orchestra e del Maggio e bene il Coro preparato da Piero Monti.
Davide Annachini, l’Opera, december 2005

G.Rossini BIANCA E FALLIERO, Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2005

Eccellente la direzione di Renato Palumbo, ancora una volta interprete luminoso e risolutivo di una partitura tutt’altro che omogenea come questa, a cui la lettura è sembrata garantire tenuta e coerenza, ottenendo peraltro ottima risposta dall’Orquesta Sinfonica de Galicia, che l’anno scorso non si era certo coperta di gloria.
Davide Annachini, l’Opera, september 2005

G.Verdi UN BALLO IN MASCHERA, Trieste, Teatro Verdi
january 2005

… la lettura problematica ma in qualche modo elettrizzante che dell’opera offre Renato Palumbo, il quale con gesto chiaro lavora di bulino sull’orchestra e ne trae, grazie a un eccellente lavoro di concertazione e una scelta dei tempi incalzante, giochi di contrasti cui non eravamo abituati, chiaroscuri inusitati, giochi di contrasti spesso disattesi, cogliendo perfettamente di quest’opera bifronte sia gli aspetti giocosi che il nucleo doloroso e talvolta misterioso che ne è l’aspetto fondante. […] l’abilità di Palumbo consente a tutti di esprimersi al meglio.
Rino Alessi, L’opera february 2005

G.Rossini ELISABETTA, REGINA D’INGHILTERRA
Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2004

[…] Renato Palumbo, che ancora una volta ha confermato la sua superiorità direttoriale nel sostenere la splendida opera rossiniana con aplomb impeccabile, tanto nelle luminose sonorità quanto nella perfetta tenuta drammaturgica, ottenendo il meglio dal palcoscenico […] e dall’Orchestra del Comunale di Bologna
Davide Annachini, l’Opera september 2004

La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano.
Mauro Mariani, Il giornale della musica

H.Marschner HANS HEILING, Cagliari, Teatro Lirico, april 2004

Renato Palumbo, alla testa dell’Orchestra del Teatro Lirico in stato di grazia, si è confermato eccellente musicista, valorizzando tutto quanto c’era da valorizzare in una partitura di per sé non eccelsa, attentissimo al rapporto con il palcoscenico e agli equilibri sonori, alternando sfumate trasparenze a robuste e giustificate accensioni, non evitando di lasciarsi andare con intelligenza al gioco sottile ed evanescente delle garbate e spesso ingenue melodie di Marshner
Nicola Salmoiraghi, l’Opera, may 2004

La direzione di Renato Palumbo, ben coadiuvato dai complessi del Teatro Lirico cagliaritano, ha messo in risalto il “sinfonismo” che percorre e unifica tutta la partitura, non prigioniera del consueto schema aria-recitativo e caratterizzata da una ricchissima tavolozza timbrica.
Antonio Truddu Il giornale della musica

V.Bellini BEATRICE DI TENDA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, march 2004

Renato Palumbo sa unire vigore narrativo a estasi lirica, cogliendo i poli verso cui tende il modernissimo ma ahimè troppo breve teatro belliniano… […] insomma, una gran serata.
Elvio Giudici, Diario, april 16 2004

Renato Palumbo, come già nella donizettiana Lucrezia Borgia, a confermato, sul podio della trasparente e luminossissima compagine scaligera, di essere interprete eccellente del nostro repertorio belcantistico. Ha accompagnato le impalpabili arcate delle melodie belliniane ( e Beatrice, opera forse di livello discontinuo, ne possiede comunque di bellissime) con trasporto romantico, ricavando suggestivi colori pastello in orchestra, respirando letteralmente con i cantanti e lasciando che la distesa, quieta, malinconica eco del magico ruscello d’ispirazione del grande Catanese si trasformasse nel fiume in piena, ardente di passione e di lacerante abbandono, dei concertati e dei momenti più drammatici. Davvero una prova maiuscola. Nicola Salmoiraghi, L’opera april 2004

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Bologna, Teatro Comunale, february 2004

È importante quanto difficile, dunque, che l’esecuzione sappia valorizzare appieno lo Chénier come è avvenuto a Bologna in una produzione che poteva vantare, oltre agli ottimi Dessì e Gazale sulla scena, la preziosa concertazione di Renato Palumbo, moderna, equilibrata, ma anche teatralissima e coinvolgente. Basti pensare a come stacca la gavotta del primo atto, livida immagine d’una classe immota e insensibile, o all’opposto l’abbandono malioso di Come un bel dì di maggio: segue il canto e fa cantare l’orchestra, sempre perfettamente calibrata, ma pure vigorosa laddove il dramma lo richieda. Una lettura lucidamente controllata, emozionante e schiettamente teatrale proprio nel suo rifuggire i facili effetti, concentrandosi piuttosto sulla verità significante della partitura, dipanata con gesto limpido e fluido, giocando con i contrasti senza esasperarli.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica, march 2004

G.Rossini ADINA, Pesaro, Rossini Opera Festiva, august 2003

Ma soprattutto la componente musicale ha brillato, a cominciare dalla luminosa e variegata direzione di Renato Palumbo.
Davide Annachini, L’opera, september 2003

Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l’avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana.
Mauro Mariani, il giornale della musica

G.Verdi I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Parma, Teatro Regio, may 2003

In gran forma l’orchestra (con il bravissimo Michelangelo Mazza primo violino), guidata da Renato Palumbo, giustamente apprezzato come uno dei migliori concertatori della nuova generazione. Attento al canto, alle dinamiche ed al fraseggio delle voci come dell’orchestra, ci restituisce un Verdi intenso, vigoroso, drammaticamente teso, eppure lirico e sfumato, sempre emozionante. Trionfo finale per tutti gli interpreti, con acclamazioni entusiastiche per Pertusi, Palumbo, il coro, la Rezza e Mazza, osannato dopo l’assolo del terzo atto.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica june 2003

G.Puccini, LA BOHÈME, Cagliari, Teatro Lirico, march 2003

De la dirección de Renato Palumbo, joven maestro en alza entre los de la ‘nueva ola’ italiana, hay que decir que fue efectivo y que llevó el coro (como siempre magnífico bajo las ordenes de su mentor Paolo Vero) y la más que loable orquesta cagliaritana a excelentes resultados, sin perder el control del escenario, ni siquiera en la complicadísima concertación del segundo acto.
Horacio Castiglione, Mundoclasico, 25 march 2003

G.Verdi OTELLO, Cagliari, Teatro Lirico, february 2003

Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l’omogeneità degli insiemi. Chicca dell’edizione cagliaritana di Otello è stata l’esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione.
Gianluigi Mettietti, il giornale della musica

G.Puccini MADAMA BUTTERFLY, Palermo, Teatro Massimo, october 2002

In quest’ottica anche la resa strumentale, con Renato Palumbo a dare costante rilievo all’orchestra, ha seguito questo itinerario dalla forti tinte, con una mobilità che conquistava primi piani insoliti, con colori “americani” dopo il rito o toni piuttosto duri per lo zio Bonzo e una vivacità che se non evocava coinvolgenti liricità riusciva a rendere le tempeste del cuore anche con punte segmentate e aguzze che suggerivano un’idea di crudeltà
Sara Patera, L’opera, dicembre 2002

G.Donizetti LUCREZIA BORGIA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, october 2002

…al Maestro Palumbo, il quale è un tale conoscitore del canto e, così giovane, un tale esperto dell’arte che gli sciocchi chiamano dell’accompagnare, da aver messo ciascuno nelle condizioni ideali per dare il meglio . Con un gesto e una sensibilità che fanno pensare a un Thomas Schippers rinato, egli dà una lezione d’equilibrio interpretativo per la perfezione dei rapporti, di tempo, di volume, di timbri, ottenuti; la delicatezza della concezione e della rifinitura trova un confine solo nel temperamento drammatico, a volte di mercuriale drammaticità , di che tutta l’opera vive. Palumbo ha a sua disposizione uno strumento incomparabile come l’orchestra della Scala: se ne rende conto, ottiene meraviglie solistiche dagli strumentini e dalla prima tromba, perfezione dai corni, bel suono, vivacità balzante e canto dagli archi. Che gioia poter dire questo di un direttore italiano.
Paolo Isotta, Il corriere della sera

Renato Palumbo, sul podio dell’Orchestra scaligera in ottima forma, ha fornito un’eccellente lettura dell’opera donizettiana (un capolavoro assoluto della produzione “seria” del Bergamasco); Palumbo ne ha sbalzato tutta l’evidenza drammatica, sapendo però abbandonarsi con passione agli squarci lirici e sottolineando con finezza le sfumature e, soprattutto, il colore; quell’inconfondibile color di tenebra che stende la sua romantica ombra inquieta su Lucrezia. […] Una memorabile serata di teatro, musica e canto.
Nicola Salmoiraghi, L’opera, october 2002

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Festival di Santander
august 2002

El otro gran triunfador de la noche fue Renato Palumbo, el director musical: Su batuta ensambló y concertó perfectamente a la orquesta, coro y solistas. Su profundo conocimiento de esta obra estuvo constantemente a disposición del impresionante melodismo de la partitura de Giordano, consiguiendo extraer de la orquesta pasajes bellísimos de sensible y magnífico sonido.
Roberto Blanco, Mundoclasico, 22 agosto 2002

G.Meyerbeer LES HUGUENOTS, Festival di Martina Franca, august 2002

Palumbo che ha diretto come un leone, dando eccellente risalto alla sterminata partitura, segnalandosi per l’equilibrio tra orchestra e palcoscenico, per la pulizia delle scene d’insieme, i dettagli dello strumentale, senza che la cura per il funzionamento del complicato strumento ad orologeria gli impedisse di cercare e trovare una chiave di lettura. Palumbo disegna degli Huguenots incalzanti e molto teatrali.
Giancarlo Landini, L’opera september 2002

…il direttore Renato Palumbo ha governato la gigantesca partitura con esiti eccellenti. Meyerbeer è un maestro del colore, ed ecco l’orchestra Internazionale d’Italia sollecitata a suonare col gusto del timbro pittoresco e colorito: gli assoli di viola o di fagotto, le frastagliature del flauto o le saette dell’ottavino sbucavano da un contesto orchestrale che dà contemporaneamente la mano a Rossini e Berlioz. Meyerbeer è un maestro nell’invenzione ritmica: e Palumbo non perdeva occasione per giocare di scatti, frastagliature, dolci beccheggi e entusiastiche galoppate.
Paolo Gallarati

J.Offenbach LES CONTES D’HOFFMANN
Roma, Teatro dell’Opera, march 2002

Faceva da perfetto contraltare a questa messa in scena l’altrettanto riuscita concertazione di Renato Palumbo, che metteva in evidenza la contaminazione tra gli stili del grand-opéra, dell’opéra-comique e dell’opéra-bouffe ma sapeva anche trovare la coerenza di un’opera in cui altre volte si erano avvertiti fastidiosamente sbalzi e lacune.
Mauro Mariani, il giornale della musica

Ma l’esecuzione non sarebbe riuscita così brillante senza la bacchetta di Renato Palumbo che ha guidato l’orchestra con la trasparenza, lo spirito e l’elasticità necessarie per mettere in rilievo i pregi di una partitura scritta da un maestro dell’orchestrazione, che crea un suono tutto suo, sempre scintillante e mordente. Al flusso iridescente degli strumenti, Palumbo ha amalgamato le voci soliste e l’ottimo coro diretto da Andrea Giorgi, senza sbagliare una virgola.
Paolo Gallarati

Palumbo, sempre attento sia alle grandi espansioni orchestrali che richiedono slancio, sia alle sortite ineffabili di un clarinetto o di un flauto, di un oboe o di un violino, ha stabilito il giusto contrasto fra l’esuberanza e la tenerezza che rinviava a un altro contrasto, quello fra la freschezza della partitura e il suo progressivo trascolorare dall’ironia al dramma.
Virgilio Celletti

G.Verdi, NABUCCO, Cagliari, Teatro Lirico, march 2001

E Renato Palumbo si dimostra direttore di solida preparazione: non c’ è un tempo o un fraseggio sul quale non siamo d’ accordo.
Michelangelo Zurletti, La repubblica, march, 26, 2001

G.Verdi LA TRAVIATA, Firenze, Teatro Comunale
november 2005

Di profonda natura operistica è invece un direttore come Renato Palumbo, uno dei pochi eredi dell’arte dei grandi maestri del passato, che facevano quadrare i conti non solo con l’orchestra ma anche con le necessità del palcoscenico e con il respiro del canto. Di questo giovane direttore colpisce la felicità del fraseggio e l’attenta ricerca dinamica, che anche in un’opera così sfruttata riescono a dire qualcosa di nuovo e suggestivo, lasciando una cifra sicuramente personale. Una Traviata, quella di Palumbo, particolarmente attenta a privilegiare il versante sentimentale e lirico della partitura più di quello febbrile e tragico, con grande affettuosità ma anche la dovuta incisività nei momenti più drammatici. Molto bene gli ha risposto l’Orchestra e del Maggio e bene il Coro preparato da Piero Monti.
Davide Annachini, l’Opera, december 2005

G.Rossini BIANCA E FALLIERO, Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2005

Eccellente la direzione di Renato Palumbo, ancora una volta interprete luminoso e risolutivo di una partitura tutt’altro che omogenea come questa, a cui la lettura è sembrata garantire tenuta e coerenza, ottenendo peraltro ottima risposta dall’Orquesta Sinfonica de Galicia, che l’anno scorso non si era certo coperta di gloria.
Davide Annachini, l’Opera, september 2005

G.Verdi UN BALLO IN MASCHERA, Trieste, Teatro Verdi
january 2005

… la lettura problematica ma in qualche modo elettrizzante che dell’opera offre Renato Palumbo, il quale con gesto chiaro lavora di bulino sull’orchestra e ne trae, grazie a un eccellente lavoro di concertazione e una scelta dei tempi incalzante, giochi di contrasti cui non eravamo abituati, chiaroscuri inusitati, giochi di contrasti spesso disattesi, cogliendo perfettamente di quest’opera bifronte sia gli aspetti giocosi che il nucleo doloroso e talvolta misterioso che ne è l’aspetto fondante. […] l’abilità di Palumbo consente a tutti di esprimersi al meglio.
Rino Alessi, L’opera february 2005

G.Rossini ELISABETTA, REGINA D’INGHILTERRA
Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2004

[…] Renato Palumbo, che ancora una volta ha confermato la sua superiorità direttoriale nel sostenere la splendida opera rossiniana con aplomb impeccabile, tanto nelle luminose sonorità quanto nella perfetta tenuta drammaturgica, ottenendo il meglio dal palcoscenico […] e dall’Orchestra del Comunale di Bologna
Davide Annachini, l’Opera september 2004

La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano.
Mauro Mariani, Il giornale della musica

H.Marschner HANS HEILING, Cagliari, Teatro Lirico, april 2004

Renato Palumbo, alla testa dell’Orchestra del Teatro Lirico in stato di grazia, si è confermato eccellente musicista, valorizzando tutto quanto c’era da valorizzare in una partitura di per sé non eccelsa, attentissimo al rapporto con il palcoscenico e agli equilibri sonori, alternando sfumate trasparenze a robuste e giustificate accensioni, non evitando di lasciarsi andare con intelligenza al gioco sottile ed evanescente delle garbate e spesso ingenue melodie di Marshner
Nicola Salmoiraghi, l’Opera, may 2004

La direzione di Renato Palumbo, ben coadiuvato dai complessi del Teatro Lirico cagliaritano, ha messo in risalto il “sinfonismo” che percorre e unifica tutta la partitura, non prigioniera del consueto schema aria-recitativo e caratterizzata da una ricchissima tavolozza timbrica.
Antonio Truddu Il giornale della musica

V.Bellini BEATRICE DI TENDA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, march 2004

Renato Palumbo sa unire vigore narrativo a estasi lirica, cogliendo i poli verso cui tende il modernissimo ma ahimè troppo breve teatro belliniano… […] insomma, una gran serata.
Elvio Giudici, Diario, april 16 2004

Renato Palumbo, come già nella donizettiana Lucrezia Borgia, a confermato, sul podio della trasparente e luminossissima compagine scaligera, di essere interprete eccellente del nostro repertorio belcantistico. Ha accompagnato le impalpabili arcate delle melodie belliniane ( e Beatrice, opera forse di livello discontinuo, ne possiede comunque di bellissime) con trasporto romantico, ricavando suggestivi colori pastello in orchestra, respirando letteralmente con i cantanti e lasciando che la distesa, quieta, malinconica eco del magico ruscello d’ispirazione del grande Catanese si trasformasse nel fiume in piena, ardente di passione e di lacerante abbandono, dei concertati e dei momenti più drammatici. Davvero una prova maiuscola. Nicola Salmoiraghi, L’opera april 2004

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Bologna, Teatro Comunale, february 2004

È importante quanto difficile, dunque, che l’esecuzione sappia valorizzare appieno lo Chénier come è avvenuto a Bologna in una produzione che poteva vantare, oltre agli ottimi Dessì e Gazale sulla scena, la preziosa concertazione di Renato Palumbo, moderna, equilibrata, ma anche teatralissima e coinvolgente. Basti pensare a come stacca la gavotta del primo atto, livida immagine d’una classe immota e insensibile, o all’opposto l’abbandono malioso di Come un bel dì di maggio: segue il canto e fa cantare l’orchestra, sempre perfettamente calibrata, ma pure vigorosa laddove il dramma lo richieda. Una lettura lucidamente controllata, emozionante e schiettamente teatrale proprio nel suo rifuggire i facili effetti, concentrandosi piuttosto sulla verità significante della partitura, dipanata con gesto limpido e fluido, giocando con i contrasti senza esasperarli.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica, march 2004

G.Rossini ADINA, Pesaro, Rossini Opera Festiva, august 2003

Ma soprattutto la componente musicale ha brillato, a cominciare dalla luminosa e variegata direzione di Renato Palumbo.
Davide Annachini, L’opera, september 2003

Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l’avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana.
Mauro Mariani, il giornale della musica

G.Verdi I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Parma, Teatro Regio, may 2003

In gran forma l’orchestra (con il bravissimo Michelangelo Mazza primo violino), guidata da Renato Palumbo, giustamente apprezzato come uno dei migliori concertatori della nuova generazione. Attento al canto, alle dinamiche ed al fraseggio delle voci come dell’orchestra, ci restituisce un Verdi intenso, vigoroso, drammaticamente teso, eppure lirico e sfumato, sempre emozionante. Trionfo finale per tutti gli interpreti, con acclamazioni entusiastiche per Pertusi, Palumbo, il coro, la Rezza e Mazza, osannato dopo l’assolo del terzo atto.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica june 2003

G.Puccini, LA BOHÈME, Cagliari, Teatro Lirico, march 2003

De la dirección de Renato Palumbo, joven maestro en alza entre los de la ‘nueva ola’ italiana, hay que decir que fue efectivo y que llevó el coro (como siempre magnífico bajo las ordenes de su mentor Paolo Vero) y la más que loable orquesta cagliaritana a excelentes resultados, sin perder el control del escenario, ni siquiera en la complicadísima concertación del segundo acto.
Horacio Castiglione, Mundoclasico, 25 march 2003

G.Verdi OTELLO, Cagliari, Teatro Lirico, february 2003

Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l’omogeneità degli insiemi. Chicca dell’edizione cagliaritana di Otello è stata l’esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione.
Gianluigi Mettietti, il giornale della musica

G.Puccini MADAMA BUTTERFLY, Palermo, Teatro Massimo, october 2002

In quest’ottica anche la resa strumentale, con Renato Palumbo a dare costante rilievo all’orchestra, ha seguito questo itinerario dalla forti tinte, con una mobilità che conquistava primi piani insoliti, con colori “americani” dopo il rito o toni piuttosto duri per lo zio Bonzo e una vivacità che se non evocava coinvolgenti liricità riusciva a rendere le tempeste del cuore anche con punte segmentate e aguzze che suggerivano un’idea di crudeltà
Sara Patera, L’opera, dicembre 2002

G.Donizetti LUCREZIA BORGIA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, october 2002

…al Maestro Palumbo, il quale è un tale conoscitore del canto e, così giovane, un tale esperto dell’arte che gli sciocchi chiamano dell’accompagnare, da aver messo ciascuno nelle condizioni ideali per dare il meglio . Con un gesto e una sensibilità che fanno pensare a un Thomas Schippers rinato, egli dà una lezione d’equilibrio interpretativo per la perfezione dei rapporti, di tempo, di volume, di timbri, ottenuti; la delicatezza della concezione e della rifinitura trova un confine solo nel temperamento drammatico, a volte di mercuriale drammaticità , di che tutta l’opera vive. Palumbo ha a sua disposizione uno strumento incomparabile come l’orchestra della Scala: se ne rende conto, ottiene meraviglie solistiche dagli strumentini e dalla prima tromba, perfezione dai corni, bel suono, vivacità balzante e canto dagli archi. Che gioia poter dire questo di un direttore italiano.
Paolo Isotta, Il corriere della sera

Renato Palumbo, sul podio dell’Orchestra scaligera in ottima forma, ha fornito un’eccellente lettura dell’opera donizettiana (un capolavoro assoluto della produzione “seria” del Bergamasco); Palumbo ne ha sbalzato tutta l’evidenza drammatica, sapendo però abbandonarsi con passione agli squarci lirici e sottolineando con finezza le sfumature e, soprattutto, il colore; quell’inconfondibile color di tenebra che stende la sua romantica ombra inquieta su Lucrezia. […] Una memorabile serata di teatro, musica e canto.
Nicola Salmoiraghi, L’opera, october 2002

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Festival di Santander
august 2002

El otro gran triunfador de la noche fue Renato Palumbo, el director musical: Su batuta ensambló y concertó perfectamente a la orquesta, coro y solistas. Su profundo conocimiento de esta obra estuvo constantemente a disposición del impresionante melodismo de la partitura de Giordano, consiguiendo extraer de la orquesta pasajes bellísimos de sensible y magnífico sonido.
Roberto Blanco, Mundoclasico, 22 agosto 2002

G.Meyerbeer LES HUGUENOTS, Festival di Martina Franca, august 2002

Palumbo che ha diretto come un leone, dando eccellente risalto alla sterminata partitura, segnalandosi per l’equilibrio tra orchestra e palcoscenico, per la pulizia delle scene d’insieme, i dettagli dello strumentale, senza che la cura per il funzionamento del complicato strumento ad orologeria gli impedisse di cercare e trovare una chiave di lettura. Palumbo disegna degli Huguenots incalzanti e molto teatrali.
Giancarlo Landini, L’opera september 2002

…il direttore Renato Palumbo ha governato la gigantesca partitura con esiti eccellenti. Meyerbeer è un maestro del colore, ed ecco l’orchestra Internazionale d’Italia sollecitata a suonare col gusto del timbro pittoresco e colorito: gli assoli di viola o di fagotto, le frastagliature del flauto o le saette dell’ottavino sbucavano da un contesto orchestrale che dà contemporaneamente la mano a Rossini e Berlioz. Meyerbeer è un maestro nell’invenzione ritmica: e Palumbo non perdeva occasione per giocare di scatti, frastagliature, dolci beccheggi e entusiastiche galoppate.
Paolo Gallarati

J.Offenbach LES CONTES D’HOFFMANN
Roma, Teatro dell’Opera, march 2002

Faceva da perfetto contraltare a questa messa in scena l’altrettanto riuscita concertazione di Renato Palumbo, che metteva in evidenza la contaminazione tra gli stili del grand-opéra, dell’opéra-comique e dell’opéra-bouffe ma sapeva anche trovare la coerenza di un’opera in cui altre volte si erano avvertiti fastidiosamente sbalzi e lacune.
Mauro Mariani, il giornale della musica

Ma l’esecuzione non sarebbe riuscita così brillante senza la bacchetta di Renato Palumbo che ha guidato l’orchestra con la trasparenza, lo spirito e l’elasticità necessarie per mettere in rilievo i pregi di una partitura scritta da un maestro dell’orchestrazione, che crea un suono tutto suo, sempre scintillante e mordente. Al flusso iridescente degli strumenti, Palumbo ha amalgamato le voci soliste e l’ottimo coro diretto da Andrea Giorgi, senza sbagliare una virgola.
Paolo Gallarati

Palumbo, sempre attento sia alle grandi espansioni orchestrali che richiedono slancio, sia alle sortite ineffabili di un clarinetto o di un flauto, di un oboe o di un violino, ha stabilito il giusto contrasto fra l’esuberanza e la tenerezza che rinviava a un altro contrasto, quello fra la freschezza della partitura e il suo progressivo trascolorare dall’ironia al dramma.
Virgilio Celletti

G.Verdi, NABUCCO, Cagliari, Teatro Lirico, march 2001

E Renato Palumbo si dimostra direttore di solida preparazione: non c’ è un tempo o un fraseggio sul quale non siamo d’ accordo.
Michelangelo Zurletti, La repubblica, march, 26, 2001

G.Verdi LA TRAVIATA, Firenze, Teatro Comunale
november 2005

Di profonda natura operistica è invece un direttore come Renato Palumbo, uno dei pochi eredi dell’arte dei grandi maestri del passato, che facevano quadrare i conti non solo con l’orchestra ma anche con le necessità del palcoscenico e con il respiro del canto. Di questo giovane direttore colpisce la felicità del fraseggio e l’attenta ricerca dinamica, che anche in un’opera così sfruttata riescono a dire qualcosa di nuovo e suggestivo, lasciando una cifra sicuramente personale. Una Traviata, quella di Palumbo, particolarmente attenta a privilegiare il versante sentimentale e lirico della partitura più di quello febbrile e tragico, con grande affettuosità ma anche la dovuta incisività nei momenti più drammatici. Molto bene gli ha risposto l’Orchestra e del Maggio e bene il Coro preparato da Piero Monti.
Davide Annachini, l’Opera, december 2005

G.Rossini BIANCA E FALLIERO, Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2005

Eccellente la direzione di Renato Palumbo, ancora una volta interprete luminoso e risolutivo di una partitura tutt’altro che omogenea come questa, a cui la lettura è sembrata garantire tenuta e coerenza, ottenendo peraltro ottima risposta dall’Orquesta Sinfonica de Galicia, che l’anno scorso non si era certo coperta di gloria.
Davide Annachini, l’Opera, september 2005

G.Verdi UN BALLO IN MASCHERA, Trieste, Teatro Verdi
january 2005

… la lettura problematica ma in qualche modo elettrizzante che dell’opera offre Renato Palumbo, il quale con gesto chiaro lavora di bulino sull’orchestra e ne trae, grazie a un eccellente lavoro di concertazione e una scelta dei tempi incalzante, giochi di contrasti cui non eravamo abituati, chiaroscuri inusitati, giochi di contrasti spesso disattesi, cogliendo perfettamente di quest’opera bifronte sia gli aspetti giocosi che il nucleo doloroso e talvolta misterioso che ne è l’aspetto fondante. […] l’abilità di Palumbo consente a tutti di esprimersi al meglio.
Rino Alessi, L’opera february 2005

G.Rossini ELISABETTA, REGINA D’INGHILTERRA
Pesaro, Rossini Opera Festival, august 2004

[…] Renato Palumbo, che ancora una volta ha confermato la sua superiorità direttoriale nel sostenere la splendida opera rossiniana con aplomb impeccabile, tanto nelle luminose sonorità quanto nella perfetta tenuta drammaturgica, ottenendo il meglio dal palcoscenico […] e dall’Orchestra del Comunale di Bologna
Davide Annachini, l’Opera september 2004

La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano.
Mauro Mariani, Il giornale della musica

H.Marschner HANS HEILING, Cagliari, Teatro Lirico, april 2004

Renato Palumbo, alla testa dell’Orchestra del Teatro Lirico in stato di grazia, si è confermato eccellente musicista, valorizzando tutto quanto c’era da valorizzare in una partitura di per sé non eccelsa, attentissimo al rapporto con il palcoscenico e agli equilibri sonori, alternando sfumate trasparenze a robuste e giustificate accensioni, non evitando di lasciarsi andare con intelligenza al gioco sottile ed evanescente delle garbate e spesso ingenue melodie di Marshner
Nicola Salmoiraghi, l’Opera, may 2004

La direzione di Renato Palumbo, ben coadiuvato dai complessi del Teatro Lirico cagliaritano, ha messo in risalto il “sinfonismo” che percorre e unifica tutta la partitura, non prigioniera del consueto schema aria-recitativo e caratterizzata da una ricchissima tavolozza timbrica.
Antonio Truddu Il giornale della musica

V.Bellini BEATRICE DI TENDA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, march 2004

Renato Palumbo sa unire vigore narrativo a estasi lirica, cogliendo i poli verso cui tende il modernissimo ma ahimè troppo breve teatro belliniano… […] insomma, una gran serata.
Elvio Giudici, Diario, april 16 2004

Renato Palumbo, come già nella donizettiana Lucrezia Borgia, a confermato, sul podio della trasparente e luminossissima compagine scaligera, di essere interprete eccellente del nostro repertorio belcantistico. Ha accompagnato le impalpabili arcate delle melodie belliniane ( e Beatrice, opera forse di livello discontinuo, ne possiede comunque di bellissime) con trasporto romantico, ricavando suggestivi colori pastello in orchestra, respirando letteralmente con i cantanti e lasciando che la distesa, quieta, malinconica eco del magico ruscello d’ispirazione del grande Catanese si trasformasse nel fiume in piena, ardente di passione e di lacerante abbandono, dei concertati e dei momenti più drammatici. Davvero una prova maiuscola. Nicola Salmoiraghi, L’opera april 2004

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Bologna, Teatro Comunale, february 2004

È importante quanto difficile, dunque, che l’esecuzione sappia valorizzare appieno lo Chénier come è avvenuto a Bologna in una produzione che poteva vantare, oltre agli ottimi Dessì e Gazale sulla scena, la preziosa concertazione di Renato Palumbo, moderna, equilibrata, ma anche teatralissima e coinvolgente. Basti pensare a come stacca la gavotta del primo atto, livida immagine d’una classe immota e insensibile, o all’opposto l’abbandono malioso di Come un bel dì di maggio: segue il canto e fa cantare l’orchestra, sempre perfettamente calibrata, ma pure vigorosa laddove il dramma lo richieda. Una lettura lucidamente controllata, emozionante e schiettamente teatrale proprio nel suo rifuggire i facili effetti, concentrandosi piuttosto sulla verità significante della partitura, dipanata con gesto limpido e fluido, giocando con i contrasti senza esasperarli.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica, march 2004

G.Rossini ADINA, Pesaro, Rossini Opera Festiva, august 2003

Ma soprattutto la componente musicale ha brillato, a cominciare dalla luminosa e variegata direzione di Renato Palumbo.
Davide Annachini, L’opera, september 2003

Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l’avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana.
Mauro Mariani, il giornale della musica

G.Verdi I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Parma, Teatro Regio, may 2003

In gran forma l’orchestra (con il bravissimo Michelangelo Mazza primo violino), guidata da Renato Palumbo, giustamente apprezzato come uno dei migliori concertatori della nuova generazione. Attento al canto, alle dinamiche ed al fraseggio delle voci come dell’orchestra, ci restituisce un Verdi intenso, vigoroso, drammaticamente teso, eppure lirico e sfumato, sempre emozionante. Trionfo finale per tutti gli interpreti, con acclamazioni entusiastiche per Pertusi, Palumbo, il coro, la Rezza e Mazza, osannato dopo l’assolo del terzo atto.
Roberta Pedrotti, Gli amici della musica june 2003

G.Puccini, LA BOHÈME, Cagliari, Teatro Lirico, march 2003

De la dirección de Renato Palumbo, joven maestro en alza entre los de la ‘nueva ola’ italiana, hay que decir que fue efectivo y que llevó el coro (como siempre magnífico bajo las ordenes de su mentor Paolo Vero) y la más que loable orquesta cagliaritana a excelentes resultados, sin perder el control del escenario, ni siquiera en la complicadísima concertación del segundo acto.
Horacio Castiglione, Mundoclasico, 25 march 2003

G.Verdi OTELLO, Cagliari, Teatro Lirico, february 2003

Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l’omogeneità degli insiemi. Chicca dell’edizione cagliaritana di Otello è stata l’esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione.
Gianluigi Mettietti, il giornale della musica

G.Puccini MADAMA BUTTERFLY, Palermo, Teatro Massimo, october 2002

In quest’ottica anche la resa strumentale, con Renato Palumbo a dare costante rilievo all’orchestra, ha seguito questo itinerario dalla forti tinte, con una mobilità che conquistava primi piani insoliti, con colori “americani” dopo il rito o toni piuttosto duri per lo zio Bonzo e una vivacità che se non evocava coinvolgenti liricità riusciva a rendere le tempeste del cuore anche con punte segmentate e aguzze che suggerivano un’idea di crudeltà
Sara Patera, L’opera, dicembre 2002

G.Donizetti LUCREZIA BORGIA
Milano, Teatro alla Scala/Arcimboldi, october 2002

…al Maestro Palumbo, il quale è un tale conoscitore del canto e, così giovane, un tale esperto dell’arte che gli sciocchi chiamano dell’accompagnare, da aver messo ciascuno nelle condizioni ideali per dare il meglio . Con un gesto e una sensibilità che fanno pensare a un Thomas Schippers rinato, egli dà una lezione d’equilibrio interpretativo per la perfezione dei rapporti, di tempo, di volume, di timbri, ottenuti; la delicatezza della concezione e della rifinitura trova un confine solo nel temperamento drammatico, a volte di mercuriale drammaticità , di che tutta l’opera vive. Palumbo ha a sua disposizione uno strumento incomparabile come l’orchestra della Scala: se ne rende conto, ottiene meraviglie solistiche dagli strumentini e dalla prima tromba, perfezione dai corni, bel suono, vivacità balzante e canto dagli archi. Che gioia poter dire questo di un direttore italiano.
Paolo Isotta, Il corriere della sera

Renato Palumbo, sul podio dell’Orchestra scaligera in ottima forma, ha fornito un’eccellente lettura dell’opera donizettiana (un capolavoro assoluto della produzione “seria” del Bergamasco); Palumbo ne ha sbalzato tutta l’evidenza drammatica, sapendo però abbandonarsi con passione agli squarci lirici e sottolineando con finezza le sfumature e, soprattutto, il colore; quell’inconfondibile color di tenebra che stende la sua romantica ombra inquieta su Lucrezia. […] Una memorabile serata di teatro, musica e canto.
Nicola Salmoiraghi, L’opera, october 2002

U.Giordano ANDREA CHÉNIER, Festival di Santander
august 2002

El otro gran triunfador de la noche fue Renato Palumbo, el director musical: Su batuta ensambló y concertó perfectamente a la orquesta, coro y solistas. Su profundo conocimiento de esta obra estuvo constantemente a disposición del impresionante melodismo de la partitura de Giordano, consiguiendo extraer de la orquesta pasajes bellísimos de sensible y magnífico sonido.
Roberto Blanco, Mundoclasico, 22 agosto 2002

G.Meyerbeer LES HUGUENOTS, Festival di Martina Franca, august 2002

Palumbo che ha diretto come un leone, dando eccellente risalto alla sterminata partitura, segnalandosi per l’equilibrio tra orchestra e palcoscenico, per la pulizia delle scene d’insieme, i dettagli dello strumentale, senza che la cura per il funzionamento del complicato strumento ad orologeria gli impedisse di cercare e trovare una chiave di lettura. Palumbo disegna degli Huguenots incalzanti e molto teatrali.
Giancarlo Landini, L’opera september 2002

…il direttore Renato Palumbo ha governato la gigantesca partitura con esiti eccellenti. Meyerbeer è un maestro del colore, ed ecco l’orchestra Internazionale d’Italia sollecitata a suonare col gusto del timbro pittoresco e colorito: gli assoli di viola o di fagotto, le frastagliature del flauto o le saette dell’ottavino sbucavano da un contesto orchestrale che dà contemporaneamente la mano a Rossini e Berlioz. Meyerbeer è un maestro nell’invenzione ritmica: e Palumbo non perdeva occasione per giocare di scatti, frastagliature, dolci beccheggi e entusiastiche galoppate.
Paolo Gallarati

J.Offenbach LES CONTES D’HOFFMANN
Roma, Teatro dell’Opera, march 2002

Faceva da perfetto contraltare a questa messa in scena l’altrettanto riuscita concertazione di Renato Palumbo, che metteva in evidenza la contaminazione tra gli stili del grand-opéra, dell’opéra-comique e dell’opéra-bouffe ma sapeva anche trovare la coerenza di un’opera in cui altre volte si erano avvertiti fastidiosamente sbalzi e lacune.
Mauro Mariani, il giornale della musica

Ma l’esecuzione non sarebbe riuscita così brillante senza la bacchetta di Renato Palumbo che ha guidato l’orchestra con la trasparenza, lo spirito e l’elasticità necessarie per mettere in rilievo i pregi di una partitura scritta da un maestro dell’orchestrazione, che crea un suono tutto suo, sempre scintillante e mordente. Al flusso iridescente degli strumenti, Palumbo ha amalgamato le voci soliste e l’ottimo coro diretto da Andrea Giorgi, senza sbagliare una virgola.
Paolo Gallarati

Palumbo, sempre attento sia alle grandi espansioni orchestrali che richiedono slancio, sia alle sortite ineffabili di un clarinetto o di un flauto, di un oboe o di un violino, ha stabilito il giusto contrasto fra l’esuberanza e la tenerezza che rinviava a un altro contrasto, quello fra la freschezza della partitura e il suo progressivo trascolorare dall’ironia al dramma.
Virgilio Celletti

G.Verdi, NABUCCO, Cagliari, Teatro Lirico, march 2001

E Renato Palumbo si dimostra direttore di solida preparazione: non c’ è un tempo o un fraseggio sul quale non siamo d’ accordo.
Michelangelo Zurletti, La repubblica, march, 26, 2001

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